1354 – Le origini
Le prime notizie sulla famiglia François risalgono al 18 luglio 1354 quando, con brevetto di lettere rilasciato nella cappella del castello di Bourget, il conte di Savoia, Amedeo VI, in cambio del pagamento di 2000 fiorini d’oro da Firenze, affidò il castello, il villaggio, il territorio e il mandato degli Allymes con tutta giustizia al suo tesoriere, Nicod François che divenne Conte di Allymes, abitando queste terre dell’Alta Savoia.
Lo stesso nome François attesta la provenienza da questa regione poiché richiama la figura di San Francesco De Sales nato in questa terra nel 1567.
In seguito la famiglia si stabiliva a Nancy, capitale della Lorena, antica provincia e governatorato francese. Regione che ha dato sempre origine a spiriti attaccati al valore della terra e pieni di giusto orgoglio per il proprio passato.
1740 – Il viaggio in Toscana
Così nel 1740, un ramo della casata che faceva capo ad Antonio François, venne trasferita in Toscana per svolgere un valido servizio alla Casa Imperiale. Nello specifico il figlio maggiore Jean fu nominato Ispettore nell’Ufficio della Gabella dei Contratti del Granducato di Toscana da Francesco III di Lorena.
1749 – Il titolo nobiliare
Questo riconoscimento fu dovuto all’attaccamento e fedeltà che Antonio aveva sempre dimostrato verso la famiglia imperiale. Nella sua vita svolse l’incarico di Gentiluomo di Camera e di Palazzo, la funzione di capo della farmacia di Corte e servì l’esercito imperiale nelle campagne d’Ungheria. Inoltre l’Imperatore apprezzò le sue doti di buon padre capace di crescere i due figli con le stesse caratteristiche etiche e morali.
Il titolo nobiliare e lo stemma di famiglia sono oggi registrati e conservati nel Libro d’Oro dei Nobili di Firenze.
1844 – Alessandro e la scoperta del mondo etrusco
Nel 1796 nacque a Firenze uno degli antenati più illustri che la famiglia annoveri: Alessandro François, grande studioso di archeologia, al quale si deve la scoperta di numerosi tesori.
Alessandro fece i ritrovamenti maggiori nel territorio di Chiusi e, tra questi, ha un ruolo di primo piano quello avvenuto nel 1844 a Fonte Rotella che legherà per sempre il nome della famiglia ad un oggetto tra i più belli ed importanti mai riportati alla luce nella storia dell’archeologia di ogni tempo.
Il famoso vaso, che da lui prende nome, scoperto in una tomba del V secolo e databile al 550-560 A.C., firmato dal fabbricante ateniese Ergotimos e dal pittore Kleitas, è infatti uno dei maggiori esempi della pittura ceramica greca ed è il più grande mai ritrovato.
Si tratta di un grande cratere a colonnette, alto 66 centimetri con una circonferenza massima di m. 1,81.
Raro esempio di bellezza per il modellato pieno di armonia e per le raffigurazioni dipinte che hanno come protagonisti le figure di Achille e Teseo.
Sempre a Chiusi, Alessandro, nel 1846, rinvenne la Tomba della Scimmia, mirabile testimonianza di architettura etrusca e di pittura parietale.
Mentre a Vulci, nel 1857, portò alla luce la Tomba etrusca che oggi porta il suo nome, di grande pregio e universalmente nota per le finissime pitture parietali con scene del sacrificio dei prigionieri troiani e di combattimenti fra Etruschi e Romani.
In onore del grande archeologo è stata chiamata con il suo nome la via che porta al Castello e ad alcuni borghi vicini.
1897 – L’azienda agricola
Il 29 Novembre del 1897, Carlo François iniziò l’avventura imprenditoriale della famiglia, prendendo possesso dei terreni agricoli, dei boschi, delle case coloniche e del Castello con la conferma del contratto per una cifra che fu allora di 180.000 lire.
Castello che dall’epoca della famiglia Canigiani era passato poi nelle proprietà della famiglia Pitti e quindi Barzellotti prima di diventare la residenza della famiglia François.
Carlo, appena venuto in possesso del Castello di Querceto, si dedicò in prima persona alla creazione di quella che diventerà la futura azienda vitivinicola. Infatti capì che il vino doveva rappresentare per buona parte la produzione dell’azienda e, anticipando i tempi, cominciò a piantare vigneti specializzati su appezzamenti di terreno scelti con grande intuizione.
In breve tempo arrivarono anche i primi risultati con l’attribuzione, tra il 1910 e il 1911 di una medaglia d’oro e di un secondo premio al termine delle due rispettive esposizioni di Torino e Buenos Aires.
L’indirizzo di modernità fu una delle caratteristiche principali dell’opera di Carlo François, come ad esempio il fatto che uno dei primi trattori venduti in Toscana fu acquistato proprio dal Castello di Querceto dalla ditta costruttrice Ford.
1924 – Fondatori del consorzio
Il 14 maggio del 1924, davanti al Notaio Baldassarre Pianigiani, si ritrovarono i rappresentanti legali di 33 proprietà vinicole, tra cui Castello di Querceto, che sottoscrissero l’Atto di Costituzione del “Consorzio per la difesa del vino tipico del Chianti e della sua marca d’origine”.
Era nato quello che oggi è il Consorzio Vino Chianti Classico.
Dalla sua fondazione il Consorzio si occupa della tutela, della vigilanza e della valorizzazione della denominazione Chianti Classico, cambiando nomi e stili grafici del suo marchio dove da sempre, però, campeggia lo storico simbolo del Gallo Nero.
Oggi il Consorzio rappresenta circa il 96% dei produttori della DOCG e si conferma uno dei principali referenti delle istituzioni nazionali e comunitarie per il settore vitivinicolo. La sua organizzazione interna prevede strutture dedicate ad assolvere i suoi compiti istituzionali: dal fronte della salvaguardia e dei servizi, che vede impegnato l’ufficio legale, a quello della valorizzazione, affidato all’ufficio marketing e comunicazione.
La famiglia François si presentò alla stipula dell’atto di costituzione con la Sig.ra Elvira Colombini e la Sig.ra Marianna Codacci , rispettivamente madre e zia di Carlo François, uniche donne presenti ad un appuntamento così importante e storico per il Chianti Classico.
La famiglia François rimane oggi una delle poche famiglie che hanno mantenuto la proprietà dell’azienda per più di cento anni ininterrottamente.
OGGI – La quinta generazione
La prima fase di questo lavoro di ristrutturazione fu indirizzata soprattutto ai vigneti, attraverso una sapiente individuazione dei migliori terreni adatti a coltivazioni innovative accanto a quelle tradizionali chiantigiane.
Sin dall’inizio venne avviata un’opera di diversificazione che ha puntato sulla produzione di crus aziendali che portano il nome della vigna da cui provengono.
L’idea di Alessandro fu quella di produrre vini di grande carattere e spiccata personalità, obiettivo che si è ritenuto di poter conseguire, a causa del variare di microclima e composizione del terreno da zona a zona, solo producendo vini da singole vigne.
Ciò che è stato realizzato è il risultato della tenacia, della laboriosità, dell’ingegno e del rispetto di una tradizione confermata di generazione in generazione, che ancora oggi prosegue con il ruolo di primo piano acquisito dai due figli Simone e Lia, che sono riusciti a coinvolgere anche i rispettivi coniugi allargando quindi ancora di più il legame della famiglia con l’azienda.